A Gorgonzola io pranzai, e dalla sala dell’albergo ove io mi sedeva a mensa discretamente imbandita, scorgevasi l’antico ed or ristorato campanile della Canonica nel quale appiattatosi Ottone Visconti, arcivescovo e signor di Milano, potè inosservato campar dalle unghie dei Torriani che nella sicurtà della notte qui sorpresi avevano i suoi soldati e postigli in rotta (…). Ma più che la torre ove fu chiuso il re Enzo, e più del campanile in cui rifuggissi il Visconti, sogliono i passeggeri che qui si fermano, cercar dei formaggi che in questi dintorni si fanno di rara eccellenza, e che con nome di stracchini vengono particolarmente indicati.
Così nel 1821 scriveva Davide Bertolotti, scrittore torinese, autore di romanzi brevi e versi, nel suo attento diario di viaggio da Milano a Trezzo, lungo l’Alzaia del naviglio della Martesana:
Tutte imbrattate di nomi, di cifre e di sconci ed insulsi concetti erano le pareti di questa sala, come di tal luoghi avviene spesso. Ma piacquemi il vedere come un bell’umore avesse ingegnosamente saputo mordere quest’usanza scipita. In un angolo della sala egli dipinse un tondo visaccio, non mal somigliante a quello del sole che nella lanterna magica si rappresenta, ed applicategli certe grosse orecchie asinine, per iscrizione sotto vi pose l’arguto motto:
L’oste custode dell’immortalità dei nomi qui scritti.
Chissà se si tratta della stessa locanda conosciuta e citata dal Manzoni nel XVII capitolo dei Promessi sposi…La citazione ci ha suggerito una piccola ricerca sulle vecchie locande e osterie che esistevano a Gorgonzola un secolo fa, quando era una sosta obbligata lungo la strada Padana superiore e la tramvia, prima in Italia ad usare la trazione a vapore (1877).
Come spesso accade, ci viene in soccorso alle nostre curiosità lo storico Giorgio Perego che, nella pubblicazione Gorgonzola, tre secoli della nostra storia, documenta nel 1930 l’esistenza di ben 16 esercizi, tra alberghi e trattorie, su una popolazione di soli 5700 abitanti.
Sulla piazza Vittorio Emanuele II, l’attuale piazza Italia, l’Albergo Bella Venezia, in palazzo Clerici, era gestito da Riccardo Apostolo: lo sbiadito cartello giallo, apposto dalla Provincia di Milano negli anni Novanta del secolo scorso, informa che il palazzo, censito dal primo Catasto del 1722 come residenza di Antonio Clerici, conserva lo scalone, il portico interno sul giardino e alcune pitture murali. Ora è una casa privata. Al numero 4 di via Cavour l’Antica trattoria Leon d’Oro, con “alloggio, giardino e gioco delle boccie”. In via Leonardo da Vinci 1 la Trattoria delle Cinque Vie: e poi la Cantina Bronese nella corte di fronte al Comune e la Trattoria dell’Angelo sulla via Italia.
Diversi anni fa una anziana amica, Rosetta, dotata di una memoria prodigiosa, ci aiutò a completare il censimento dei locali storici scomparsi: solo in via Serbelloni c’erano le osterie La Ghita, De Toma e Pozzi e il Circulin, diventato Trattoria dei Combattenti, al piano terra di palazzo Zucconi, simpatico luogo di incontro per associazioni e pensionati, con giardino interno e gioco delle bocce.
E ancora la Trattoria dei Frati, che apriva negozio dove c’era la sede del Credito Bergamasco, sull’area dell’ex convento dei Frati Serviti, soppresso nel 1652. Quasi di rimpetto, sulla piazza Cagnola, si trovava l’albergo con stallazzo San Giacomo, mentre in vicolo Corridoni, oltre all’Osteria San Giusto, c’era Carmela, osteria con gioco delle bocce e giardino. La Trattoria dei Padela era all’interno dell’omonima corte di fronte al palazzo comune; mentre sul lato opposto della strada c’era l’osteria Carlo Marucc. La trattoria San Pietro, il trani, si trovava nei pressi dell’omonima piazzetta, dove venivano pesate le merci sottoposte al pagamento del dazio.
In via Piave c’erano il Dopolavoro con osteria e gioco delle bocce, l’osteria Carlin Sangiovanni e nella vicina corte della Massaria l’osteria Teresa di Sass.
Lungo l’alzaia e nelle vicinanze della piazza Garibaldi non mancavano i ristori: la Trattoria della Barchetta, la Trattoria Bigin e la Barossa, ancora esistente, ma non più connotata come un tempo dalla tradizionale cucina milanese. E ancora l’Osteria Chilin (Achille), l’osteria La Vedova e la trattoria Gusz da Sut, nella bella casa in stile Liberty di via Leonardo da Vinci, recentemente abbattuta.
incredibile! quanta vita nella nostra città e come è importante la memoria storica...grazie Rosetta!