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Introduzione alla lettura della mappa del Catasto di Carlo VI

Aggiornamento: 31 dic 2021



Concordiola ha chiesto a Claudio M. Tartari, storico del territorio, di illustrare l'origine e le finalità della mappa della Pieve di Gorgonzola, redatta dal geometra di Stato Sebastiano Brunner fra il 27 Marzo e il 17 Maggio 1721, disegnata, corretta e consegnata nel Gennaio 1722.


Nel 1713 il trattato di Utrecht metteva fine alla guerra di successione spagnola. Il ramo austriaco degli Asburgo, nella persona di Carlo VI, imperatore dal 1711, entrava così in possesso del Ducato di Milano mantenendo una continuità dinastica col dominio degli Asburgo di Spagna, ma ridisegnando di fatto la geo-politica del Milanese. Il nostro territorio, dal più orientale della Corona spagnola, si trovava a divenire il più periferico nello scacchiere sud-occidentale dei domini viennesi. Inoltre il Ducato, stremato da guerre, carestie e mutamenti dinastici, fondava i suoi ordinamenti su un patriziato da tempo sprovvisto di indirizzi politici, del tutto parassitario e teso esclusivamente alla difesa miope di privilegi e rendite. E' a quella classe dirigente, che coincideva col ceto dei possidenti agrari, che il nuovo sovrano si rivolge per riorganizzare la fiscalità dello stato: troverà in essi i peggiori avversari, forti solo della atavica inerzia e della confusa documentazione patrimoniale.

Occorsero almeno cinque anni perchè i proprietari terrieri, piccoli e grandi, laici ed ecclesiastici, potessero attrezzarsi nella documentazione patrimoniale reperendo gli atti di provenienza, i rogiti, i lasciti ecc. Solo nel settembre del 1718 il governo viennese potè avviare quell'immane impresa che fu la redazione del catasto, nominando una Giunta del Censimento per la verifica degli atti, e due anni dopo un tribunale per definire le controversie confinarie. Nel frattempo il Matematico di Corte, lo scienziato udinese Giangiacomo Marinoni, formulava i criteri da seguire per le operazioni di misura dei terreni, introducendo l'adozione della TAVOLETTA PRETORIANA (v. scheda). Poichè il rilevo sul territorio - a prescindere dalle tecniche geomensurali - necessitava della collaborazione dei “campari” (gli ufficiali locali depositari della memoria confinaria) le Comunità vennero precettate per assicurare la collaborazione ai magistrati centrali preposti al rilevamento delle misure: il Geometra della Real Giunta, l'aiutante geometra e il disegnatore, tutti muniti di patente governativa. A questi ufficiali centrali (una dozzina per tutto il Ducato!) la Comunità era tenuta ad affiancare i campari, il palinaro, il trabucante, il porta-tavoletta e altri manovali.

Vennero adottati simboli convenzionali per la cartografia prediale (vigna, prato ecc.) e soprattutto fu convenuta, nella selva delle unità di misura locali, l'adozione delle unità milanesi:

per le superfici: PERTICA = mq. 654,5179 pari a 24 TAVOLE, 1 tavola = mq. 27,25 pari a 12 PIEDI, 1 piede = mq. 0,09

per le distanze lineari: TRABUCCO = m. 1,78 pari a 6 PIEDI, 1 piede = m. 0,297;

la scala cartografica adottata fu generalmente di 1: 2000.

Il perticato totale di Gorgonzola fu calcolato per un' estensione di 15.320 p. e 4 t.

I geometri governativi iniziarono i rilievi a partire dai territori confinanti con la Repubblica Veneta, ovvero quelli più interessati agli assi viari che dalla Lombardia Austriaca conducevano alla nuova capitale. Dunque la Gera d'Adda e le comunità a Est di Milano furono tra le prime ad essere misurate. La ripartizione fiscale del territorio fu ricalcata sui confini delle antiche pievi medievali, distretti ecclesiastici che si erano modificati e in parte svuotati delle funzioni amministrative originarie dopo l'Età Borromea (i decenni a cavallo dei secc. XVI e XVII). Per questo nella cartografia catastale troviamo - nel nostro caso - indicate come confinarie le pievi di Corneliano e di Pontirolo da secoli scomparse.

La misura della Pieve di Gorgonzola fu avviata nel Marzo del 1721, la mappatura relativa alla Comunità di Gorgonzola fu terminata (con le dovute correzioni leggibili in grafia diversa) nel Gennaio del '22.

La classificazione dei terreni era alquanto empirica: arativo semplice, arativo avitato, arativo adacquato, prato, prato sortumoso (stagnante), zerbido (prato di erbacce), pascolo, prato marcitorio, vigna, vigna maritata (appesa ad alberi), frutteto, ortaglia, brughiera, bosco da pali, da taglio medio, da taglio forte, ecc.

Poichè la rendita catastale era calcolata sul POTENZIALE sfruttamento del terreno - e NON sullo stato di fatto rilevato - il proprietario era incentivato ad attivare la destinazione d'uso censita; in poche parole: a mettere a frutto terreni magari incolti o mal coltivati in modo da aumentare la produttività e il valore effettivo del terreno. Diversamente sarebbe stato penalizzato da un' imposizione fiscale superiore alla rendita effettiva.

Tale “incentivo” ai proprietari dell'epoca apparve vessatorio: fu invece alla base della ripresa economica della Lombardia Austriaca. Il Settecento fu così la stagione dell'accumulazione primitiva di capitale, premessa alla Rivoluzione industriale del secolo seguente. Ma già alla generazione successiva, la classe dirigente milanese si presentò fortemente mutata, pervasa dal pensiero fisiocratico (è la Natura la legge suprema), prossima alle istanze innovative dell' Illuminismo. E soprattutto i proprietari terrieri si trasformarono tutti (o quasi...) in agronomi e botanici dilettanti... Tanto potè l'impresa catastale, nata per impinguare le casse di Vienna!

Analogamente avvenne per la “seconda stazione”, quella relativa agli edifici. Le particelle che disegnano l'edificato, campite in rosso, mappano il sedime edificabile e NON necessariamente costruzioni realmente esistenti e abitate, incentivando così i proprietari a restaurare ruderi, ampliare cubature ecc. per incrementare la popolazione del borgo distribuita su un maggior numero di vani abitati. Tuttavia - come si nota nel disegno del giardino all'italiana dei Serbelloni - “ con maggiore precisione e dettaglio sono rappresentate le case dominicali che costituiscono il centro propulsore della proprietà” (Colmuto Zanella). Altrettanto dicasi per le particelle segnate con una croce che indicavano sedimi esenti da tasse perchè destinati a luoghi di culto, ma che non documentano necessariamente la presenza reale di una chiesa o oratorio officiato.


La mappa di Gorgonzola, rispetto ad altre dello stesso geometra redatte successivamente, presenta un aspetto cartografico piuttosto sommario: è priva di elementi decorativi, calligrafici, di cartigli; i simboli per connotare le colture sono radi, l'idrografia e la viabilità essenziali. Pare quasi una bozza di disegno, provvisoria, rigorosa nella finalità precipua – il censimento dei beni immobili – ma piuttosto indifferente alla descrizione del territorio. E' sicuro, al di là di qualsiasi congettura, che il mappale di Gorgonzola sia stato prodotto fra i primissimi di tutto il Ducato, quando le tecniche di rilevamento erano ancora in fase di collaudo.

In questo contesto si spiegherebbe l'inconsueto orientamento col Meridione posto in alto (procedura antica, ma abbandonata in Italia già nel XVI secolo), ma si nota nei fogli 7 e 15 l'indicazione a matita della freccia piumata che indicava convenzionalmente il Nord; inoltre la numerazione delle particelle è stata successivamente corretta e scritta per l'orientamento usuale N/S. Numerose le pecette aggiunte e le liste prediali tagliate: tutti segnali di una “edizione” provvisoria.

Forse, stilato il disegno, nel procedere a numerare le particelle, fu considerato irrilevante partire da un lato piuttosto che da un altro, e ad attribuzione censuaria finita non restò che apporre l'intitolazione al mappale “capovolto”, mancando il tempo o la voglia e il denaro per un nuovo disegno corretto.


Cfr. - “L' immagine interessata” a c. di G.Liva, M. Savoja, M.Signori Milano 1984 G. Colmuto Zanella “Strutture urbanistiche ed emergenze architettoniche nelle mappe catastali” in “Documenti della prima fase di realizzazione del Catasto teresiano (1718-1733)” Bergamo 1989.


LA TAVOLETTA PRETORIANA


L'invenzione di tale strumento è attribuita al tedesco Johannes Richter (1537-1616), dal nome accademico di Praetorius. Si tratta di un treppiede portatile che sostiene una tavoletta posta orizzontalmente, graduata ai margini, dotata di bussola e di una sorta di cannocchiale con alidada (in arabo: asticciola) come nel sestante.


Traguardando in esso verso i pali colorati che delimitavano le linee confinarie e calcolando gli angoli di incidenza con altre linee, si poteva riportare immediatamente su un foglio posto sulla tavoletta la trascrizione planimetrica del territorio da rilevare. In pianura lo strumento era preciso con uno scarto massimo del 2%, scarto che però su terreno mosso e accidentato poteva arrivare all'8%.

Essendo il territorio di Gorgonzola pressochè piatto, sebbene in costante lieve pendenza, il rilievo risulta molto accurato per i terreni agricoli; all'interno dell'abitato la tavoletta risultava meno efficace e fu progressivamente sostituita dal teodolite, strumento ben più complesso e costoso, ma di massima precisione.



Nel cartiglio integro del foglio 1 sono riportate le denominazioni dei pezzi, riferiti alla mappa generale, contraddistinti dai numeri di mappale:

dal 104 al 77: Il Naviglio

76 Gogna

74 Gognetta

168 Il Chioso

239 La Campagna (foglio 1)

505 Il Robellon (foglio 13)

490 Il Vignolo

519 La Vigna Novella

529 - 530 Il campo sotto la Vigna

507 Il Poncione (foglio 15)

529 Li Prati Marzii (foglio 15)

552 - 553 Li Lazaretti (foglio 16)

523 - 151 alla Molgora (foglio 5)


Sono inoltre indicati le estensioni dei beni e i nomi dei vari proprietari:

1 Arativo avitato asciutto con ronchi e moroni Segretario Maderna

2 cassina con corte detta la Campagna del medesimo

3 orto del medesimo

4 bosco di castagne e da taglio per pali del medesimo

5 arativo avitato con moroni del medesimo

6 costa boscata del medesimo

7 costa boscata del medesimo

8 arativo avitato asciutto Duca Sorberlone

9 costa boscata del medesimo

10 arativo avitato asciutto Origoni

11 arativo asciutto con moroni Marchese Bussetti

12 arativo avitato asciutto con moroni del medesimo

13 costa boscata del medesimo

14 arativo avitato asciutto dottor Sumazi



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