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  • Immagine del redattoreconcordiola

Il restauro di palazzo Freganeschi

Aggiornamento: 14 ott 2021


Nel 2002, grazie all’intervento della sezione milanese di Italia Nostra, il palazzo, che versava in condizioni di abbandono e degrado, è stato posto sotto tutela dalla Soprintendenza ai Beni culturali della Lombardia. I sapienti restauri condotti dalla dott. Paola Villa e conclusi nel 2012 hanno riportato alla luce raffinate decorazioni pittoriche sia all’esterno che all’interno del palazzo.

Il piano terreno, con i saloni di rappresentanza, è di proprietà pubblica mentre il piano intermedio, originariamente adibito ai servizi, e il terzo, destinato alle stanze della famiglia, sono di proprietà privata.

Difficile datare l’anno di costruzione del palazzo: la vicina villa Serbelloni, costruita dal nobile casato milanese a metà del XV secolo, quando l’attivazione del naviglio della Martesana arrecò a Gorgonzola e a tutto l’Est milanese una prosperità mai conosciuta prima, giustifica l’ipotesi che anche il palazzo Freganeschi abbia avuto origine nello stesso secolo.

Per ora unico dato sicuro è quello fornito dal primo Catasto teresiano, che ne documenta l’esistenza nel 1722 quale proprietà Cremona Freganeschi, con giardino e imbarcadero. A Gorgonzola la nobile famiglia possedeva diverse altre proprietà terriere e rustici.



Il più illustre rappresentante del casato fu Gerolamo Ascanio (1769 – 1838), giudice alla Corte di Milano e ricordato come grande benefattore dell’Ospedale Maggiore. Nel 1808 acquistò dai Secco Suardi la cinquecentesca cascina Gogna, nel territorio di Bussero, raffigurata nel ciclo di affreschi dedicato alle quattro stagioni che orna il soffitto di una stanza al terzo piano del palazzo.

Anche il monogramma a monocromo della stanza della Musica si riferisce ad Ascanio Freganeschi, che all’inizio dell’Ottocento commissionò le raffinate decorazioni neoclassiche e la costruzione del portico su colonne che impreziosisce il palazzo, per consentire di scendere dalle carrozze al coperto.

Il soffitto del portico, decorato con un motivo a cassettoni che racchiudono un rosone, si era mantenuto pressoché integro, mentre i finti architravi sulle due porte di ingresso e l’illusoria finestra con inferriata sono stati riportati alla luce dai restauri.

Esaminando la struttura delle murature la dottoressa Villa ha ipotizzato che il nucleo più antico del palazzo sia il corpo lungo l’attuale vicolo Corridoni.

Gli affreschi del riquadro centrale dei due saloni d’onore del piano terra (sale di Eros e Anteros e di Demetra) sarebbero seicenteschi e attribuibili al pittore trevigliese Montalto, mentre le decorazioni che fanno da cornice sono neoclassiche.

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