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Il doppio ritratto dei marchesi Busca di Francesco Podesti


Francesco Podesti, Ritratto dei marchesi Carlo Ignazio e Antonio Marco Busca, 1825, Ancona, Pinacoteca Civica
Francesco Podesti, Ritratto dei marchesi Carlo Ignazio e Antonio Marco Busca, 1825, Ancona, Pinacoteca Civica

Nel 1825 il pittore Francesco Podesti (Ancona 1800 - Roma 1895) realizzò un dipinto assai considerevole, che recentemente è passato da una collezione privata alla Pinacoteca Civica di Ancona. Il quadro ritrae i marchesi Antonio Marco (1795-1870) e Carlo Ignazio (1791-1850) Busca, figli di Luigia Serbelloni e Ludovico Busca Arconati Visconti: il nonno materno era il duca Gian Galeazzo Serbelloni, benefattore di Gorgonzola e figura di spicco della Milano napoleonica.


Carlo Ignazio risiedeva stabilmente a Roma, dove coltivava la sua passione collezionistica: grande appassionato di egittologia, da uno dei suoi viaggi in Egitto riuscì a portare in Italia alcuni pezzi incredibili: la Mummia Busca, oggi conservata presso il Museo Egizio al Castello Sforzesco di Milano e il Papiro Busca, che fa parte delle collezioni della Ca' Granda. Antonio Marco invece gestiva da Milano gli affari di famiglia, muovendosi tra le residenze di città e quelle di villeggiatura di Castellazzo di Bollate (proveniente dal ramo paterno) o di Tremezzo e Gorgonzola (dal ramo materno). Senatore del Regno, intrattenne rapporti di amicizia con il grande Gioacchino Rossini, cui non mancava di inviare periodicamente i celebri e apprezzati “stracchini di Gorgonzola”. Entrambi i fratelli sono sepolti nel mausoleo di famiglia a Gorgonzola, fatto costruire all’architetto ticinese Simone Cantoni dal duca Gian Galeazzo Serbelloni (1776): assieme alle spoglie della bisnonna, dei nonni materni, di un prozio e dei genitori, qui furono tumulati pure l’unico figlio di Carlo Ignazio (Antonio Marco rimase celibe) con la moglie e le due figlie.


L’importante olio su tela (cm 202 x 151) fu eseguito a Roma ed evoca le tipiche atmosfere del Grand Tour che aveva nella Città Eterna una tappa irrinunciabile, costituendo inoltre un bell’esempio di conversation piece sette-ottocentesco. Ai due fratelli e al cane (sorta di topos del genere) si aggiunge sullo sfondo la figura del pittore in persona, che si auto-ritrae con una certa esibizione d’orgoglio (da notare la cartella con i disegni sotto braccio). I fratelli sono raffigurati in primo piano (difficile stabilire chi dei due sia Carlo Ignazio, forse quello seduto), vestono abiti eleganti e sul margine sinistro si scorge il profilo di un monumento antico; degna di nota è l’accurata ambientazione scenografica, che combina sapientemente il tema della quinta archeologica e quello della fuga prospettica di maniera.

Con questo dipinto il giovane Podesti dimostra di avere piena padronanza di tutti gli elementi della pittura, dalla composizione alla figura, dal colore alla prospettiva. Sulla tela si rintracciano, infatti, riferimenti più o meno espliciti a illustri precedenti della storia dell’arte, da Raffaello a Lorenzo Lotto e agli altri grandi del Cinquecento (Correggio, Tiziano, Parmigianino), mediati dalla profonda conoscenza dei maestri italiani e francesi del neoclassicismo e del romanticismo, come Jacques-Louis David, Ingres, Gros, Antonio Canova, Vincenzo Camuccini, Francesco Hayez.

Dopo questo capolavoro giovanile, la carriera di Podesti proseguì con numerosi successi, portando il pittore a lavorare molto fra Roma e la sua città natale, Ancona. Per il palazzo Serbelloni Busca di Milano, residenza lombarda dei marchesi del ritratto, Podesti realizzò alcuni interventi decorativi, purtroppo andati distrutti durante la Seconda guerra mondiale: la Pinacoteca Civica di Ancona ne conserva i cartoni preparatori (La danza delle Ore). Sicuramente, l’opera più prestigiosa per l’artista fu la Proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, eseguito nel 1856 per celebrare la storica decisione voluta da papa Pio IX nel 1854. L’affresco occupa un’intera parete della Sala dell’Immacolata Concezione nei Palazzi Vaticani, nei pressi delle più celebri Stanze di Raffaello (cui Podesti si ispirò).


Il Ritratto dei marchesi Busca passò dagli originari committenti milanesi a una collezione privata fiorentina, ma già nel 1996 – dopo essere stato riscoperto dalla critica – fu esposto alla mostra dedicata a Podesti ala Mole Vanvitelliana di Ancona. Recentemente, con la scomparsa degli ultimi proprietari, gli storici dell’arte Gian Lorenzo Mellini (2002) e Stella Rudolph (2020) e la conseguente dispersione della loro collezione d’arte, si sono create le condizioni perché il Comune di Ancona acquisisse l’opera. Il dipinto giovanile di Podesti dalla primavera del 2021 è entrato a far parte della Pinacoteca Civica di Ancona, che è intitolata proprio al pittore e del quale conserva 34 cartoni, 8 disegni, 22 dipinti (in parte esposti e in parte in deposito). Finalmente il pubblico dei visitatori può ora ammirare il Ritratto dei marchesi Busca, un capolavoro la cui visione è rimasta per quasi due secoli riservata a pochi fortunati...


(testo di Marco Cavenago)

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