E' il primo studio riguardante la storia più recente dell'Est milanese, una microregione legata alla storia del capoluogo, che dal 1840 al 2022 si sviluppa e si modernizza come poche altre aree d'Italia, pagando un prezzo altissimo in termini di consumo del territorio, delle risorse e della tradizione agricola che l'aveva caratterizzata per secoli.
Il libro offre un panorama dal passato "seppia" al presente "grigio e verde" al futuro "verde e blu", auspicato da Ecomuseo Martesana.
Scrive Vincenzo Sala, l'accreditato ricercatore storico autore del libro: Gorgonzola ha visto consolidarsi fino dagli anni Venti-Trenta un panorama di nuove ditte tessili, elettromeccaniche e casearie di dimensioni medio-grandi, che ha reso definitivamente industriale il tessuto produttivo della bella cittadina sul Naviglio della Martesana: la fabbrica di macchine addizionatrici Aldo Bona, con circa 500 addetti; il calzificio e maglificio FAMA, degli imprenditori ebrei sefarditi Elia e Maurizio Haim, traslocato da Burago Molgora nel 1926, con circa 350 operaie; la ditta Cademartori, impresa emergente del settore caseario lombardo attiva a Gorgonzola nel 1938 con un centinaio di addetti ritirando il caseificio Camillo Noseda, la fabbrica di motori elettrici e reattori per l'illuminazione al neon dell'ing. Enrico Bezzi, con più di 100 operai. Finita la guerra, nella zona a ovest dell'abitato si insedia il grande stabilimento di cavi elettrici Romeo Porta. Tra il 1951 e il 1971 la città, amministrata da un politico di rango nazionale come il democristiano Camillo Ripamonti, passa da 7.400 a 12.600 abitanti, ammodernandosi sotto il profilo urbanistico e delle infrastrutture tecnologiche, prima e più importante delle quali è la rete del metano. Negli anni Sessanta viene attivata in Gorgonzola una nuova unità industriale, la conceria di peli Volpi. La FAMA, ceduta dagli ormai anziani imprenditori Haim al gruppo BPD, produce ora le calze indossate dalle modelle nelle sfilate dello stilista Valentino. Arriva la Telettra, impresa industriale di rango operante nella ricerca scientifica e nella progettazione per le telecomunicazioni, che porta sul territorio un polo produttivo qualificato e circa 600 posti di lavoro. Come Cernusco e Cassina de' Pecchi, Gorgonzola trae grande beneficio dalla attivazione delle Linee Celeri dell'Adda e poi dalla loro conversione in un ramo della metropolitana milanese.
Nel 1981, quando il lungo ciclo politico-amministrativo di Ripamonti si è esaurito, Gorgonzola sfiora ormai i 15mila abitanti. Negli anni Ottanta e Novnta, pur continuando a dotarsi e a sofisticarsi urbanisticamente sotto la guida del nuovo sindaco democristiano Mario Villa, già assessore dell'amministrazione Ripamonti e poi del socialista Osvaldo Vallese, la città non riesce a conservare e a valorizzare le sue tradizioni produttive, travolte dalla "globalizzazione". L'industria tessile, elettomeccanica e soprattutto casearia gorgonzolese cade a pezzi. Gli anni tra il 1975 e il 1985 appaiono lo spartiacque della storia recente di Gorgonzola non soltanto nella politica, ma anche nell'economia e nell'urbanistica: uscito di scena nel 1980 l'ex ministro Ripamonti , nel '81 chiude i battenti lo storico caseificio Enrico Devizzi, che era già passato dotto il controllo di una multinazionale francese fin dal '74; nel '92 lascerà il territorio anche la Cademartori. Il glorioso calzificio FAMA, ceduto dalla BPD alla SNIA Viscosa nel 1968, è letteralmente smantellato pezzo su pezzo già nel 1975. L'elettromeccanica Enrico Bezzi fallisce invece nel '79, dopo diversi anni di crisi strutturale e un anno di amministrazione controllata. Nel 1985, completamente impossibilitata a riconvertirsi, smobilita e chiude anche la Romeo Porta, grande officina elettrotecnica specializzata che copriva quasi il 5 per cento della produzione nazionale dei cavi elettrici: Gorgonzola perde altri 170 posti di lavoro.Superfici produttive di decine di migliaia di metri quadrati divengono di colpo aree dismesse, mutando in pochi anni la composizione quantitativa e qualitativa del tessuto urbano e suburbano.
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