
Concordiola, col patrocinio dell'Amministrazione Comunale e dell'ASST Melegnano e Martesana, ha curato alcuni appuntamenti per celebrare l'anniversario della posa della prima pietra.

Domenica 7 ottobre 2018 il concerto "Con molta e scelta musica" (locandina e programma qui) della Cappella musicale di Gorgonzola diretta dal maestro Matteo Marni - svoltosi nella suggestiva cornice della cappella di S. Giuseppe - ha preceduto l'inaugurazione della mostra documentaria curata da Marco Cavenago (qui il colophon della mostra).
L'interessante conferenza del dottor Michele Riva (Università degli Studi Milano Bicocca) "Lo sviluppo della medicina in Lombardia nell'Ottocento" ha concluso il programma delle iniziative sabato 13 ottobre.
LA STORIA
Il 29 giugno 1848 fu posta la prima pietra dell'Ospedale Serbelloni, per oltre un secolo presidio sanitario di eccellenza della Martesana. La sua origine, però, affonda le radici nel noto testamento del duca Gian Galeazzo Serbelloni (1802), che vincolò la sua unica erede Luigia a finanziare la costruzione della nuova chiesa parrocchiale dei SS. Protaso e Gervaso (architetto Simone Cantoni, prima pietra nel 1806, consacrazione nel 1820) e di un nuovo ospedale a Gorgonzola. L’avvio dei lavori per questa seconda opera pubblica subì continui rinvii, dato che le risorse erano limitate e l’amministrazione di entrambe le opere la medesima.
Guarda online un video che racconta il mecenatismo dei Serbelloni!
Nel 1844 l’architetto milanese Giacomo Moraglia (1791-1860), subentrato a Cantoni nella direzione dei lavori per la chiesa, fu coinvolto anche nella progettazione del nosocomio. Nel frattempo altri fondi erano stati destinati al progetto, ovvero i lasciti dei fratelli Angelo Maria Cagnola (1824) e don Isidoro Cagnola (1840): ecco perché Gorgonzola ha una piazza “Cagnola”. Inoltre, il medico condotto Giuseppe Acquistapace, interpellato in merito, forniva dettagliate indicazioni sulla migliore posizione e dotazione di un futuro e moderno ospedale (abbastanza lontano dal borgo, servito da strada e naviglio, ma che questi non fossero troppo vicini, affacciato a Sud per godere meglio della luce solare, saloni spaziosi e voltati, finestre e scale…): indicazioni apparentemente banali ma in realtà all’avanguardia per l’epoca, all’insegna della salubrità dell’edificio e del benessere del paziente. Sul dottor Acquistapace leggi questo post.
Va considerato che, fino all’Ottocento, sono rari gli edifici ospedalieri appositamente progettati e costruiti. Molto più spesso si tratta di conventi, palazzi o ville adattati a tale scopo, con tutti i compromessi del caso. Moraglia a Gorgonzola realizzò un capolavoro di architettura ospedaliera moderna. L’edificio fu costruito (su terreno donato dalla marchesa Sebelloni Busca) secondo una pianta regolare, con un corpo centrale di ingresso coperto da cupola e affiancato da due scaloni gemelli, ai lati due cortili simmetrici e alle estremità opposte la camera mortuaria e la cappella. La chiesetta (dedicata a S. Giuseppe, patrono della buona morte) è l’unica porzione dell’edificio storico ancora aperta, per il culto e per i concerti che vi sono organizzati periodicamente: conserva una pregevole pala d’altare dipinta nel 1877 dal milanese Agostino Caironi. I due grandi ambienti longitudinali al primo piano erano destinati al ricovero, mentre appositi appartamenti erano destinati al personale medico e alle suore infermiere: le ben note “suore di Maria Bambina”.

I lavori iniziarono finalmente nel 1848 e si conclusero nel 1860. Nel fatidico anno dell’Unità d’Italia (1861) l’edificio fu temporaneamente usato come sede militare e, infine, ufficialmente aperto il 22 maggio 1862. Negli anni l’ospedale Serbelloni ha beneficiato di altri lasciti e donazioni da parte di benefattori di tutto il circondario della Martesana: i loro nomi sono ricordati da una lapide nell’atrio (oggi inaccessibile).
La concomitanza dell’avvio del cantiere con il proverbiale ’48 (quello dei moti risorgimentali che portarono alla temporanea cacciata degli austriaci) non è casuale. A Gorgonzola la popolazione reclamava lavoro e questo nuovo, euforico clima sembrò l’occasione migliore per ottenerlo: furono fatte istanze agli amministratori perché si iniziassero i lavori dell’ospedale e si riprendessero quelli – interrotti – del campanile, cosa che avvenne non senza un certo trambusto, “a furor di popolo”.

Tutto questo e molto altro ci racconta oggi quel luogo, se ne vogliamo approfondire la storia (vedi il bel libro edito nel 2009 col patrocinio di Comune e Astrov) o ci fermiamo anche solo un momento a contemplare il desolante abbandono in cui versano l’edificio storico, il suo trascurato giardino (i gorgonzolesi più attempati ricordano le feste, molto sentite, di S. Giuseppe e della Natività di Maria che vi si celebravano a marzo e settembre) e, non ultima, la monumentale cancellata in ferro battuto. In conclusione: un grato pensiero all’architetto Moraglia che lo progettò così solido e una (tenue) speranza per il futuro di quel luogo della nostra memoria cittadina.
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