La fabbrica di motori elettrici Bezzi, l'unico esempio di archeologia industriale di pregio ancora presente a Gorgonzola.
Che la forza motrice dell'acqua fosse la più potente se ben incanalata era cosa nota e messa in pratica da millenni: relativamente all'Est-Milanese, la morfologia del fiume Adda aveva naturalmente ispirato nella prima metà del Quattrocento il progetto di una condotta d'acqua che trasmettesse la forza del fiume raccolta laddove esce dalle strettoie a monte di Trezzo, per azionare ben 16 macchine idrauliche. E’ il progetto che evolverà poi in un canale navigabile, il Martesana.
Nell'Ottocento la morfologia del fiume suggerì una sorta di estensione concettuale della condotta idrica. Invece di portare l'acqua che avrebbe fornito energia meccanica, ora si poteva pensare di portare a distanza (una distanza anche breve) l'energia stessa trasformata in elettricità, elettricità prodotta dal fiume in quella sorta di titanico mulino che è la turbina. In una trentina di anni nel canyon dell'Adda si costruirono ben 9 centrali elettriche (sul Ticino si dovette attendere il 1901 per la prima costruzione a Vizzola!), penultima delle quali la Taccani di Trezzo, progettata per l'industria tessile Crespi, ma tanto produttiva da poter cedere energia al territorio circostante per uso civile.
Basti un raffronto fra le immagini inizio Novecento delle vie di Gorgonzola e di Magenta – per contemplare due paesi consimili, l' uno nell' area dell’Adda, l'altro del Ticino - per verificare come nel nostro borgo fossero già numerosi i pali e le staffe per la distribuzione della corrente, assenti nella cittadina occidentale. Nel 1910 le strutture pubbliche risultano tutte collegate alla rete elettrica, e di conseguenza al telefono. A Vaprio l'illuminazione pubblica fu addirittura attivata nel 1900, con estensione a edifici pubblici.
L’area dell’Est milanese vanta il primato dell’elettrificazione del trasporto pubblico: sui binari della precedente ippovia-trainata, dal 1878 era attiva la prima tramvia a trazione a vapore d'Italia, la Milano-Gorgonzola-Vaprio d'Adda.
Il progetto di elettrificazione della linea risale a prima della Grande Guerra e fu accantonato dalla stessa. Nel dopoguerra l'esubero di energia elettrica proveniente dalle centrali dell'Adda avrebbe finalmente consentito di sottrarre alle industrie le kilowattore per elettrificare i quasi 40 km del tracciato. La società che gestiva il tracciato, la Tramvie Provinciali Padane, elettrificò la prima tratta Milano – Crescenzago nel 1918; indi, la costituzione della Società Tramvie Elettriche Lombarde (STEL) completò il lavoro nel 1926 ponendo in esercizio le elettromotrici A-1 e A-4 costruite dalla Tecnomasio Italiana ( dal 1903 Tecnomasio Italiana Brown Boveri - TIBB); il loro motore trifase era analogo a quello delle motrici ferroviarie, ma leggero come quello dei tram urbani e troppo “delicato” per i convogli a tre o più vetture (alcune corse notturne prevedevano un carro merci) così da richiedere una revisione costante.
Fu per questo allestita una prima officina meccanica di controllo a Gorgonzola nel 1928 fra Cascina Antonietta e il naviglio (sul quale, paradossalmente, continuavano a viaggiare merci pesanti anche ad uso dell'officina...).
Nel 1931 fu eretta l'Azienda Tramviaria Municipale (ATM) che assorbì in carico al comune capoluogo una serie di vecchie linee urbane e extraurbane. Nel 1935 entrò in trattative con la STEL per assorbire e potenziare la rete orientale dei trasporti pubblici extraurbani. Si noti che le altre linee furono elettrificate molto più tardi; il Gambadelègn per Magenta sopravvisse a vapore fino agli Anni Cinquanta...
Nel frattempo una vasta area di campi contigua all'officina di manutenzione di Gorgonzola veniva acquistata dalla società Besandra, afferente ai fratelli Carlo, Enrico e Alessandra Bezzi, proprietari di una avviata industria di motori elettrici a Milano.
Fatto sta che nel triennio 1936-39 si concluse il passaggio della linea tranviaria elettrificata alla ATM, la Besandra cedeva appezzamenti contigui all'officina manutenzioni che diveniva officina/deposito, si costruiva in margine allo stesso e affacciata alla SS. Padana Superiore la fabbrica di motori Bezzi, di proprietà di Enrico Bezzi che si costituiva in nuova ragione sociale nel 1939, staccandosi dal fratello.
Negli anni fra le due guerre la distribuzione dell'energia elettrica a scopo civile e domestico copriva quasi totalmente gli abitati toccati dalla linea tramviaria e molte frazioni, agglomerati e cascine interne.
La Bezzi, militarizzata durante la II Guerra mondiale grazie anche alla solida adesione al fascismo del proprietario, manteneva e consolidava i rapporti tecnico/economici con la ATM, produceva un significativo indotto con l'attivazione di ben 3 fabbriche di cavi elettrici, in via Trieste, le Recon e Cavel e, più distante ma di maggior produzione, la Romeo Porta.
Testo di C.M. Tartari,
31.7.21
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